Premessa

I giovani, i nostri studenti, se messi in condizioni di “capire” di “leggere” la realtà, di ascoltare la verità, sono in grado di essere protagonisti in positivo; e l’ARTE CONTEMPORANEA è un mezzo ineffabile per esprimere quelle sensazioni che possono portare alla maturazione dell’individuo in un mondo complesso e nichilista come questo che stiamo vivendo. L’Insegnamento sin dall’inizio deve lasciare che il discente possa esprimere liberamente le sue emozioni (si intende che ogni allievo è informato e preparato ad usare consapevolmente le tecniche, che secondo me è l’unica cosa che possiamo insegnare ai nostri giovani allievi). I ragazzi sono all’altezza di inventare, creare cose stupefacenti; rappresentazioni capaci di contenere i loro trascorsi, le loro contraddizioni, i loro perché, il loro vissuto clandestino in un mondo lontano molte miglia dai loro desideri. Ecco se portati ad “amare” sanno di esprimere tutte le loro emotività come hanno fatto i grandi artisti dell’arte moderna e contemporanea.

E poi c’è il discorso, ampio difficile, della cultura, per il quale la scuola non deve delegare in assoluto nessuno, ma deve – questo si – collaborare con le forze sociali e le altre istituzioni culturali del territorio per promuovere interessi non momentanei, aperti a larghe prospettive, con respiro ampio e non esclusivamente ristretto all’ottica scolastica. Al di fuori o – peggio - contro questa ipotesi generale e di massima, non può esistere alcuna scuola, ma esiste soltanto un tentativo di descolarizzazione istituzionalizzata, cioè un calare l’istituzione entro una situazione di disgregazione programmata, volutamente finalizzata al misconoscimento delle realtà sociali che hanno prodotto e producono cultura. E la cultura, in qualunque modo sia prodotta, se di vera cultura si tratta, dovrebbe rispondere ad ipotesi di programmazione, di obiettività scientifica, di analisi dettagliata dei problemi, e fondarsi su una metodologia operativa basata sulla logica considerazione dei fatti, sul confronto comparativo, sulla deduzione coerente delle idee mutuate da riflessioni e analisi precise e non inventate delle cose. Tutto questo deve avvenire rispettando le istanze creative del ragazzo - ma dopo aver considerato attentamente e con precisa puntualità il concetto di Creatività - che non significa certamente lasciar fare ciò che il ragazzo vuole, bensì programmare gli interventi ideativi, fondati – questi si – sulla spontanea partecipazione di ciascuno ed inseriti poi entro un itinerario metodologico che presuppone suggerimenti sul come produrre, sul perché farlo in un determinato modo e non in un altro.

Questo permette di fare anche una considerazione che, apparendo negativa, è invece sostanzialmente positiva: bisogna educare il giovane ad essere originale nel suo modo di pensare, creativo nel suo fare ed agire, divergente nel suo modo di riflettere. Un tale atteggiamento è sostanzialmente contro una certa società facilona, consumistica, celebratrice di valori supposti tali e incentrati nelle supreme aspirazioni del marketing, del consumo, dell’acquisto, del lusso e del diritto al lusso; e potrà indubbiamente creare situazioni di disagio, di disadattamento; più facile sarebbe educare al consenso, presentare modelli di comportamento intellettuale in cui emerga la disponibilità ad accettare un mercato delle idee privo di originalità e di entusiasmo, e di credere che il progresso consista nell’avere l’automobile sempre più grande e veloce, e il motoscafo per l’estate. Pasolini, chiamava queste aberrazioni, che vediamo spesso trionfare nella scuola “mutazione antropologica” a cui siamo – forse in modo irreversibile – avviati. Ma una mutazione in tal senso non vuol dire una scelta di totale disimpegno, cioè l’accettare un endemico malessere che inquina le coscienze, le intelligenze, la ragione.
Ricostruendo la consapevolezza della realtà e della cultura dell’uomo, si riesce a comprendere anche la propria identità culturale ed umana, si capisce che si è inseriti in un territorio non per un caso di genetica ma con precise connotazioni di comportamento, di aspirazioni, di interessi. Infine, una cosa soprattutto preme sia chiarita, ed è il rapporto che la scuola dovrebbe avere con il territorio, se è vero che ogni istituzione trova la sua ragione d’essere nella struttura composita della realtà territoriale, traendone motivazioni, significati e ragioni, la scuola deve partecipare a questo movimento da cui può trarre il suo senso di esistere.

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scritto in: "PROFILO"

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